Interrogazione – Affinare le procedure d’accoglienza di persone fuggite dalla guerra in Ucraina

Dopo la nostra interrogazione del 28 marzo 2022 sulla possibilità di sostegno finanziario ai privati che accolgono d’urgenza rifugiati Ucraini fuggiti dalla guerra, ritorniamo ad interrogare il Consiglio di Stato sulle procedure e le modalità amministrative e organizzative impiegate per far fronte all’accoglienza di queste persone.

Ci rendiamo conto che la sfida da affrontare è complessa ed impegna enti pubblici, para-pubblici e privati, così come singole cittadine e cittadini ad uno sforzo nuovamente immane e repentino dopo le fatiche pandemiche. Tuttavia ci sembra importante sottoporre al Consiglio di Stato alcune criticità da noi rilevate in modo da contribuire a rendere meno faticose e tormentate le procedure di accoglienza.

Dalle informazioni raccolte attraverso organi di informazione, persone sul territorio e documenti ufficiali recentemente emanati dal Consiglio di Stato, tali procedure appaiono essere di non facile lettura e interpretazione già per chi conosce la realtà territoriale, figuriamoci per chi in uno stato di estremo affaticamento, traumatizzato e vulnerabile (anziani, invalidi, bambini) si ritrova –  magari senza l’accompagnamento di persone di fiducia e che conoscono il territorio – a doversi spostare da un posto all’altro per l’ottenimento delle autorizzazioni necessarie alla permanenza e al sostentamento nel nostro Cantone.

Per evitare che queste persone ed eventualmente i/le loro accompagnatori/trici debbano spostarsi da un posto all’altro (Chiasso, Giubiasco, uffici cantonali e comunali) investendo moto tempo anche di attesa, ci si chiede se le varie procedure non possano essere riunite il più possibile in un solo luogo e/o – per quelle persone che hanno già un alloggio – effettuate prevalentemente per corrispondenza. Inoltre è a nostro avviso importante che le varie procedure possano rispettare e tenere in debita considerazione le relazioni di parentela, amicizia e fiducia alle quali le persone rifugiate si appoggiano una volta arrivate nel nostro Cantone. Tali relazioni sono ancoraggi sicuri a cui le persone rifugiate devono poter fare affidamento quali accompagnatrici/tori e/o traduttorici/tori di fiducia in ogni fase della procedura.

Al Consiglio di Stato chiediamo pertanto:

  1. Corrisponde al vero che:
  2. le persone debbano pellegrinare da uno sportello all’altro dove bisogna presentarsi di persona (Chiasso, poi Giubiasco, comune di residenza e poi uffici competenti per cassa malati, sussidi, buoni pasto, scolarizzazione, …)? Ciò vale anche per persone anziane, con problemi di mobilità e per le famiglie che devono accompagnare bambini e minorenni?
  3. componenti di una famiglia vengano separate fra di loro?
  4. ai profughi vengano attribuiti degli alloggi previsti dal cantone, separandoli dalle famiglie presso le quale erano alloggiati da due o tre settimane? Ciò avviene anche per i bambini già scolarizzati da un paio di settimane?
  5. i profughi vengano interrogati nei centri di registrazione da soli poiché alle persone di loro fiducia rispettivamente agli interpreti di loro fiducia non è permesso assistere?
  6. il cosiddetto sistema di “attribuzione ai cantoni” permette all’autorità del Canton Ticino di trasferire profughi presso centri di accoglienza in altri cantoni, strappandoli così alle famiglie che li avevano accolti in Ticino?
  7. Se le fattispecie sopra descritte si producono con regolarità, non ritiene il Consiglio di Stato necessario e importante che:
  8. tali procedure vengano centralizzate in uno solo luogo e/o svolte perlopiù per corrispondenza, evitando così a persone potenzialmente molto vulnerabili e ai propri accompagnatori di doversi assumere ulteriori stress emotivi e investimenti di tempo non sostenibili?
  9. i membri della medesima famiglia o dello stesso gruppo fuggito assieme dalla guerra non vengano suddivisi in alloggi differenti, rompendo così legami significativi?
  10. le persone già ospitate presso parenti o presso amici di loro scelta non vengano separate e alloggiate altrove, magari in un’altra regione oppure addirittura in un altro cantone?
  11. i funzionari e impiegati statali e comunali qualora debbano condurre dei colloqui con i profughi, lo facciano in presenza delle persone di fiducia che li accompagnano?
  12. evitare che il desiderio dei profughi riguardo alla loro scelta della famiglia ospitante venga respinto anche quando non sussista una motivazione di particolare gravità?
  13. evitare che i profughi nei centri di raccolta nei bunker rimangono isolati senza possibilità di ricevere visite da parte di amici e parenti.

Ringraziando per la cortesia, porgiamo distinti saluti

Marco Noi, Claudia Crivelli Barella, Cristina Gardenghi, Matteo Buzzi, Andrea Stephani, Samantha Bourgoin