La prostituzione non è un lavoro

Ho votato contro la nuova legge sulla prostituzione, perché moralmente, eticamente e filosoficamente non posso accettare una legge che avalli la prostituzione come un lavoro qualsiasi, in piena offesa della dignità di ogni donna e della sacralità del corpo umano. Giusto combattere la tratta degli esseri umani, sulla quale il business della prostituzione pone le proprie fondamenta, ma questo è possibile anche senza l’ipocrisia di fingere che esistano donne libere disposte a prostituirsi. Numerosi studi mostrano come anche le donne che credono di scegliere liberamente il meretricio, siano in realtà vittime di abusi infantili o di un senso di inadeguatezza dovuto alla propria storia di vita che è possibile curare attraverso un percorso terapeutico, piuttosto di accettarlo per ipocrita e vile convenienza, in pura mentalità patriarcale, e per una manciata di soldi in più nelle tasse. Immaginate un istante se la prostituzione fosse esercitata al 99% da uomini: assisteremmo, giustamente, ad un insorgere contro i diritti umani fondamentali! In realtà, ciò sarebbe impossibile perché noi donne sappiamo che tutti gli esseri umani sono anime incarnate in un corpo, e siamo tutte (religiose e non) consapevoli della sacralità del corpo umano. Non è possibile pensare di poter sottomettere attraverso il denaro un corpo, e sfruttare le diseguaglianze sociali, pena il misconoscimento della sua sacralità. E questo aldilà e a prescindere da discorsi moraleggianti: la sessualità è un valore e una forza potentissima, che occorre celebrare e difendere. E smettiamola di dire che la prostituzione sarebbe il mestiere più antico del mondo e che bisogna accettarla, insultando le donne e gli uomini allo stesso tempo. Il furto è un modo ben più antico di procurarsi di che vivere, ma non per questo fondiamo un sindacato dei ladri e avalliamo il suo esercizio! Ponendo il corpo umano e il sesso nel regno del mercato, il sistema della prostituzione rafforza l’oggettivazione di tutte le donne e dei loro corpi. Si tratta di una violazione diretta dell’integrità fisica e morale delle persone prostituite. La Convenzione ONU del 2 dicembre 1949, adottata dall’Assemblea Generale e ratificata da 17 Stati membri dell’Unione Europea, afferma nel suo preambolo che «la prostituzione e il male che l’accompagna, vale a dire la tratta degli esseri umani ai fini della prostituzione, sono incompatibili con la dignità ed il valore della persona umana». La prostituzione è incompatibile con gli art. 3 e 5 della Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo, che affermano che «ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona» e che «nessun individuo potrà essere sottoposto a trattamento o punizioni crudeli, inumani o degradanti». Molto meglio il modello svedese della criminalizzazione del cliente: la prostituzione non è un mestiere, bensì un crimine contro la dignità dell’essere umano. Ma da un Cantone disposto a svendere il proprio territorio e a guadagnare dai bordelli non ci si poteva aspettare di meglio.