Interrogazione per una politica ticinese in materia di cannabis

bob_marleyINTERROGAZIONE Il mondo si muove. Noi stiamo a guardare? Tredici domande per una politica ticinese in materia di cannabis che protegga efficacemente i giovani e riduca i costi sanitari e sociali a carico della collettività

La Svizzera ha regolamentato la “politica della droga” con la Legge federale sugli stupefacenti e sulle sostanze psicotrope (LStup) del 1951. Tale politica si fonda oggi su quattro pilastri: repressione, prevenzione, riduzione del danno e terapia. Attraverso la LStup è stata proibita la circolazione di determinate sostanze, tra le quali la canapa. Questa proibizione non ha tuttavia fornito i risultati sperati: la canapa circola tutt’ora. In Svizzera ogni anno se ne consumano dalle 40 alle 60 tonnellate, per un giro d’affari complessivo di circa un miliardo di franchi, che finisce in buona parte nelle tasche del crimine organizzato. Inoltre, la cattiva qualità della sostanza proveniente dal mercato nero aumenta esponenzialmente i rischi sanitari legati al suo consumo, già di per sé nocivo. Ad esempio, un recente studio preliminare commissionato dall’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) all’Università di Berna (Institute of Forensic Medicine, Forensic Chemistry and Toxicology) ha analizzato 151 campioni di cannabis provenienti dalla Svizzera, una quindicina dei quali dal Ticino. Ebbene, il team di ricercatori è giunto alla conclusione che ben il 91% dei campioni fossero contaminati da sostanze altamente nocive, come batteri, funghi, pesticidi e metalli pesanti…

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