Acquedotto a lago

Pensare ad un acquedotto traghetta la mente fino alle grandi opere degli antichi romani, dei fenici, degli egizi. Civiltà grandiose che grandi opere hanno saputo costruire, e che poi hanno affrontato il declino e la disfatta. L’acqua è necessaria al vivere, e senza acqua non si dà possibilità di vita. Noi abbiamo la fortuna di abitare su un suolo fertile, tanto che ce ne permettiamo un generoso utilizzo anche per attività non del tutto indispensabili: con ottima acqua potabile laviamo auto e macchinari industriali, innaffiamo prati erbosi e varietà vegetali ornamentali adatte più alle latitudini della Gran Bretagna che alle nostre,… Con simile “strasona” attitudine si è pensato di ignorare le fonti idriche presenti sul territorio, cedendole allegramente alle strade, agli stabili industriali, all’incuria; e con altrettanta leggerezza di intervenire solo superficialmente ad una riparazione delle condotte già esistenti. “Sono fonti non più sicure, sono vecchie tubature” si sostiene, “è necessario un nuovo e scintillante acquedotto a lago, capace di far fronte ai bisogni idrici per tutti, per sempre, senza problemi”…Innanzitutto, mi chiedo come si possa dire che le fonti già esistenti sono contaminate, e garantire di mettere in sicurezza un intero lago, con i fiumi in piena che riversano di tutto, con l’autostrada e la ferrovia che corrono attorno alle sue rive. Numerosi studi allertano sulla pericolosità dei microinquinanti in tutti gli acquedotti a lago, e sul costo e ancora incerta efficacia degli apparecchi di ozonizzazione per purificarne le acque (come ci ha spiegato anche l’on. Marco Borradori in aula granconsigliare pochi giorni or sono). Gli omeopati avvertono sulla superiore  purezza organo-elettrica delle acque che provengono dalla falda freatica e dalle sorgenti rispetto a quella del lago. Altri studi ipotizzano che l’aumento dell’infertilità maschile sia da addebitare all’impossibilità di eliminare completamente gli ormoni delle pillole anticoncezionali che finiscono nei laghi insieme a molte altre sostanze non del tutto regolamentabili. Insomma: il nuovo non è sempre il meglio, e spesso rappezzare il vecchio rende di più ed è più saggio che andare a spendere milioni (comune più, comune meno…) per un’opera della quale potremmo doverci pentire nel giro di pochi anni. Buona cosa è non fidarsi mai troppo dei venditori: quando mai si entra in un negozio d’abbigliamento con un vecchio mantello di buona fattura, e non ci viene detto che è assolutamente ora di cambiarlo, che non tiene abbastanza caldo e non corrisponde più alle mode? O avete già provato ad entrare da un parrucchiere che non cerchi di convincervi a sconvolgere la vostra capigliatura con colori e permanenti (parlo per le signore!)?… Spesso, a cose fatte arriva il pentimento, e rimpiangiamo il buon vecchio mantello e i capelli al naturale…così per l’acquedotto: non fidiamoci troppo di chi usa toni allarmistici prospettandoci una sicura morte di sete senza un acquedotto a lago.