Il virus e i vizi

In questi giorni di isolamento, una buona idea è quella di prendere in mano libri poderosi che fanno apparire quasi positivo il tempo di isolamento. Uno di questi, attinente al periodo che stiamo vivendo, è “I vizi capitali e i nuovi vizi” di Umberto Galimberti, edito da Feltrinelli nel 2003, che si rivela un testo più che mai attuale per comprendere i mali dei singoli individui e soprattutto quelli che riguardano l’intera collettività. Lo studio sui vizi capitali è avvenuto come sappiamo in tempi remoti. Aristotele li definiva “abiti del male”, e hanno subito nel corso del tempo una grande metamorfosi, passando dalla concezione greca di cattive abitudini, all’identificazione medievale di peccati, fino a diventare oggi manifestazioni psicopatologiche, cessando di essere vizi e trasformandosi in malattie. Malattie dello spirito. Ai sette vizi che conosciamo (ira, accidia, invidia, superbia, avarizia, gola, lussuria) Galimberti contrappone altri sette vizi, se vogliamo ancora più inquietanti, che definisce nuovi, perché il loro avvento è piuttosto recente (consumismo, conformismo, spudoratezza, sessomania, sociopatia, diniego, vuoto) e che non hanno sostituito i vizi canonici ma si sono affiancati ad essi. Oggi l’uomo, allo stato attuale delle cose, si trova a fronteggiare non solo un vizio capitale che denota una caratteristica “negativa” della propria personalità, ma anche questi nuovi vizi, non più privati ma collettivi, che affondano cioè le radici nella comunità e ai quali, cosa decisamente allarmante, non sembra poter opporre che un’esigua resistenza. Il vizio capitale per dimensione, gravità, incidenza, non può reggere il confronto col nuovo vizio collettivo e con la sua incontrollata influenza perché quest’ultimo mira dritto al suo fine ultimo: portare alla deriva morale l’intera umanità. Questa crisi, nella sua drammaticità, ci offre l’occasione per ripensare il nostro stile di vita, e tornare ad una vita più autentica, ancorata a valori autentici, lontana dagli aperitivi elettorali e dagli spostamenti insensati, e più vicina all’interiorità, alla Terra e ai gesti semplici della cura, di noi stessi e di chi ci sta vicino. Della Terra, che al momento respira con più agio e ringrazia per la nostra immobilità. Valori d’inquinamento dell’aria scesi sensibilmente, una calma sospesa che invita a riflettere per il futuro, quando torneremo a far festa e ad illuminare il cielo, spero con più rispetto. Ne usciremo più forti, a patto di cambiare rotta, archiviando l’epoca del capitalismo sfrenato verso una nuova consapevolezza.