La politica, il panico e i programmi

Articolo apparso su LaRegione il 14 febbraio 2020, San Valentino.

La politica, un po’ ovunque, annaspa e zoppica. Ci troviamo storicamente in un momento di disillusione nichilista e di rabbia, trascorsi i tempi delle grandi ideologie e resi tutti, in quanto esseri umani, succubi di un’economia che stritola le persone come se fossero entità trascurabili. La gente ha perso la fede nelle vecchie narrazioni (religiose e politiche, dal comunismo al liberismo, con tutte le loro varie sfumature), ed è in cerca di un nuovo senso. L’ecologia, il rispetto per l’essere umano e per la Natura, per una ricerca più spirituale e meno materiale: è questo che credo io, ma sono ben cosciente che questo è il mio personale punto di vista, che so non essere universale, e naturalmente soggetto a molte interpretazioni. Credo sia importante mitigare le profezie di un’imminente catastrofe (anche se fondate su evidenze scientifiche), e passare dal panico alla perplessità. Il panico è infatti, in fondo, una forma di arroganza. Deriva dall’atteggiamento di chi sa dove sta andando il mondo, e purtroppo siamo pieni di individui convinti di sapere come gira la terra e che basti il buon senso per sistemare tutto: ne sono pieni i bar, le colonne dei giornali, i social media, le liste civiche. Credo che occorra un grande esercizio di responsabilità e di impegno da parte di tutte e tutti: responsabilità nel formarsi e nell’osservare il mondo che ci circonda, in un divenire frenetico e di una complessità tanto affascinante quanto di difficile lettura. Non esistono soluzioni facili, non esistono verità che riescano a mettere tutti d’accordo: è necessario un sapiente esercizio di ascolto, di riflessione e di uscita dai propri steccati, quelli di partito, di ideologia, di visione forzatamente parziale. La politica è appassionante proprio perché obbliga a questo infinito lavoro di osservazione, di lettura e di sintesi. Io parto da un’ottica umanistica ed ecologista, ma nel corso degli anni ho imparato a capire le ragioni di chi non la pensa come me, e nei momenti difficili ricorro alla perplessità, evitando il panico o la tronfia sicumera. La politica è cosa per persone capaci di umiltà, per la parte femminile di ognuno di noi, per la speranza e per l’apertura verso un futuro che non conosciamo, ma che possiamo propiziare: sono ben consapevole che possediamo il nostro territorio in prestito per le future generazioni. Per questo, vi invito a leggere attentamente i programmi elettorali, e poi ad andare a votare senza cedere al disinteresse e alla chiusura nella sfera prettamente privata. I programmi sono importanti, e delineano l’azione coerente per i successivi quattro anni. Ambiente e territorio, mobilità, cultura, amministrazione e finanze, economia ed energia, sanità e socialità: Mendrisio si compone in realtà di dieci piccole Mendrisio, dieci quartieri che formano un magnifico borgo che si è trasformando in città, e che spero saprà impostare questi temi in modo unitario e progressista, aperto alla fiducia e al dialogo.