Sul Parco di Villa Argentina

Signore e Signori,

che cos’è un parco? Un parco è l’espressione più alta che l’uomo possa lasciare sul paesaggio, è l’impronta della civiltà che si impone sulla natura. A differenza degli edifici abitativi, ecclesiastici, scolastici o logistici, muta con il mutare delle stagioni e degli anni, con il crescere degli alberi e con le diverse fioriture. Un parco, con la sua presenza, richiama l’uomo alla mutevolezza del tempo, e lo incita alla contemplazione, offrendogli ristoro e ispirazione.

Nulla a che vedere con il bosco, luogo del selvatico, popolato da cinghiali e da volpi: il parco è uno spazio altamente antropocentrico, pensato dall’essere umano per distinguere la civiltà dalla natura, utilizzando proprio i canali della natura ma imbrigliata, educata, sottomessa in parte alla volontà e all’ingegno umani.

Un parco è un’opera d’arte, e un segno chiaro della presenza di una città: un paesello di campagna può farne a meno, richiamandosi ai giardini privati per cercare la bellezza strutturata. Una città senza un parco non esiste: sarà un’accozzaglia di edifici, ma non avrà mai la dignità di un centro urbano (persino Venezia, città d’acqua, ha alcuni parchi, seppur forzatamente piccoli, e il mare funge da grande parco acquatico).

Diceva Cicerone: “e se accanto alla biblioteca vi sarà un parco, nulla potrà mancare”, illustrando in tal modo un ideale di vita per l’essere umano. Mendrisio, città slow, ha operato scelte oculate e lungimiranti, ad esempio portando una biblioteca di nuova concezione, un vero e proprio centro culturale, in pieno spazio cittadino, una struttura che ci sarà invidiata e ammirata e che porterà nuova linfa vitale nel centro urbano. Le persone accorreranno per seguire le varie attività proposte dalla biblioteca-centro culturale, sosteranno per le vie, si fermeranno nei bar e nei negozi. Ma se mancherà un parco, un’area verde in cui sostare e ritemprarsi, lo sforzo necessario per richiamare i cittadini sarà in parte vanificato.

Un parco è un luogo di socializzazione, di organizzazione di eventi, di infinite e allettanti proposte: possiamo pensare ad un chiosco, un carretto con i gelati d’estate e di marroni nella stagione fredda, delle chaise-longues con coperte di lana per l’inverno noleggiabili con possibilità di lettura di quotidiani, la visione di un film tra le fronde, il semplice contemplare le diverse fioriture e il mutevole colore delle foglie. Tutto questo sarà impossibile se immaginiamo sulle balze del prezioso parco di villa argentina delle palazzine, le ennesime e anonime palazzine di lusso che contribuirebbero ad una bolla immobiliare ormai vicina.

Un parco può contenere delle costruzioni, se misurate: un’orangérie, una serra, un piccolo caffè. Non, certamente, degli edifici troppo ingombranti come, ad esempio, delle scuole.

Il parco è dei mendrisiensi, un po’ sbalestrati dal divenire città del loro bel borgo e che a più riprese ne hanno chiesto la tutela. I mendrisiensi di ieri meritano il nostro rispetto e il nostro ricordo. I momò di oggi e di domani hanno bisogno di innamorarsi ancora della propria città, e il parco di villa argentina è il segno tangibile e nobile di questo amore.

I Verdi, che fin dal principio hanno creduto e difeso il Parco, accolgono con soddisfazione la presa di posizione maturata nel tempo dal Municipio, e continueranno a raccogliere la volontà di quei cittadini che hanno creduto e ancora credono nella possibilità di una Mendrisio più vivibile e più bella, di cui il Parco rappresenta un tangibile segno.