Intervento in Parlamento: sul risparmio idrico

acqwuaIn occasione della sessione parlamentare che inizierà il 1° giugno interverrò con il seguente rapporto di minoranza sul messaggio 6766 “Basi legali sul risparmio idrico”.

Rapporto di minoranza sulle mozioni del 24 settembre 2012 di Bruno Storni e cofirmatari “basi legali per promuovere risparmio d’acqua potabile” e del 1° novembre 2008 di Francesco Maggi e cofirmatari “gestione più sostenibile dell’acqua potabile e contro lo spreco di soldi pubblici in acquedotti sovradimensionati e spese di depurazione inutili”

Letto il Rapporto di maggioranza, riteniamo difficile entrare in una dinamica di discussione tecnica sull’oggetto in esame. Del resto, aldilà delle discussioni tecniche, occorre dire che quando si dimensiona un progetto occorre farlo sulla base di dati provati, e che questi dati sono mutati negli anni. E’ una questione di metodo e di professionalità, tanto più che nell’approvvigionamento idrico sono implicati parecchi soldi pubblici. Si fanno da più parti proclami di contenimento della spesa del Cantone, ma in questo settore si elargiscono milioni senza una effettiva base scientifica.

Una soluzione sarebbe una perizia esterna sul dimensionamento degli acquedotti, per evitare ulteriori sprechi di soldi pubblici e per non ledere il principio di sviluppo sostenibile e i piani energetici, nonché i sussidi per ridurre i consumi energetici.

Nella legge sull’approvvigionamento idrico del 1994 si legge al capitolo 7 (dedicato al regolamento di applicazione, che non esiste ancora dopo vent’anni dall’adozione della legge) che “le direttive fissano in particolare criteri minimi, segnatamente d’ordine tariffario, atti a favorire l’uso parsimonioso e razionale dell’acqua”.

A proposito dei dati forniti dal Consiglio di stato che secondo noi non corrispondono alla realtà pensiamo alla statistica cantonale errata con l’acqua industriale riversata sulle economie domestiche.

Nel Mendrisiotto il Cantone aveva progettato, sulla base dei calcoli dell’Ufficio dell’approvvigionamento idrico, un acquedotto per un costo di quasi cinquanta milioni di franchi che fu osteggiato dai Comuni. Un caso che mostra come non rendere prioritariamente sicure le sorgenti, come avviene ora, sia a giudizio di molti, errato. Si continua ad usare un metodo del passato che dovrebbe invece essere modificato secondo le più recenti evoluzioni scientifiche.

Risparmiare acqua conviene a tutti/e. Per convincersene basta conoscere i tre vantaggi di un minor consumo d’acqua:

  • vantaggio a livello economico: costituisce un grande risparmio economico per l’utente, poiché premette di ridurre le bollette sia dell’acqua potabile sia dell’acqua calda (nafta, elettricità, …). Inoltre, evitando la necessità di ampliare le infrastrutture d’approvvigionamento d’acqua potabile e di depurazione delle acque luride o di costruirne di nuove, si contribuisce a ridurre ancora di più queste spese, che si ripercuotono sempre sul cittadino (tasse, …);
  • vantaggio a livello ambientale: permette di ridurre l’impronta ecologica della società, sottraendo meno acqua alle zone umide e all’ambiente. Inoltre, diminuendo il consumo si riduce il volume d’acqua inquinata e si spreca meno energia (pompaggio dell’acqua, riscaldamento, …), riducendo di conseguenza la produzione di gas a effetto serra;
  • vantaggio a livello sociale: la sensibilizzazione della popolazione responsabilizza consumatrici e consumatori, dà vita a una nuova cultura dell’acqua che riconosce il suo inestimabile valore.

 

tabella consumo idrico

 

Lugano è la città europea dove si consuma più acqua pro capite. Lo si evince dall’Urban Audit  uno studio al quale partecipa l’Ufficio federale di statistica che  rileva e confronta diversi parametri ambientali in Città europee e Svizzere.

Con 250 metri cubi a testa, nel 2012 i cittadini di Lugano hanno consumato in media un quantitativo d’acqua doppio rispetto a quello delle altre città. Tutte le altre città elvetiche incluse nello studio, Ginevra, Basilea, Losanna, Zurigo, Bienne, Lucerna, Berna, San Gallo e Winterthur, presentano infatti valori pro capite oscillanti tra 85 e 135 m3. Ancora più bassi i valori registrati all’estero, come per esempio i 60 metri cubi di Monaco di Baviera. Anche deducendo quella che a Lugano viene definita acqua industriale Lugano rimane prima superando i 1500 mc/ab anno.

Lo studio sottolinea altresì come con un prezzo di 1,20 franchi per metro cubo, il costo dell’acqua a Lugano sia uno dei più bassi tra le città prese in esame.

Sull’altro versante, ben più virtuoso, si situa il comune di Gordola chi ha dimostrato che gestendo un acquedotto adottando sia nuove tecnologie e processi di controllo e monitoraggio da parte e gestione della domanda dall’altra si riesce a ridurre il fabbisogno sia medio che di punta per abitante a livelli nettamente inferiori a quelli che definisce il cantone.

Cantone che comunque ha recentemente ridotto  senza però una base analitica in taluni casi i valori massimi da 500 a 400 l’/g per Abitante equivalente.

Purtroppo  la commissione non ha voluto prendere atto di studi e ricerche che dimostrano il cattivo dimensionamento degli acquedotti in particolare Stakeholder analysis in water supplì systems di  D.E Tillman Eawag.

Se consideriamo i principi enunciati nella scheda di PD sull’acqua nella quale si parla di tariffe progressive e di gestione della domanda dobbiamo prendere atto con rammarico che a fronte della politica dell’ufficio acquedotti che promuove dimensionamenti da 500 litri giorno x abitante equivalente, esse rimangono solo vuote enunciazioni prive di alcun effetto pratico.

Invitiamo pertanto il Parlamento ad approvare le due mozioni in esame.

Claudia Crivelli Barella, Bruno Storni