Lettera sul CdT del 18 aprile 2014

arlind 2014Questo scritto è apparso il 18 aprile 2014 sul Corriere del Ticino nella rubrica Le Opinioni e si incentra sul dibattito parlamentare di martedì 15 aprile sul tema “abolizione dei livelli A e B nella scuola media”.

Ci sono momenti che valgono la fatica di tanti anni di riunioni, letture, lavoro silenzioso e lontano dai riflettori: il 15 aprile la discussione in Gran Consiglio attorno all’iniziativa dei Verdi presentata nel maggio 2012 sull’abolizione dei livelli A e B nella scuola media è stata articolata, approfondita, pacata per quanto appassionata, e proficua per tutti. Alla fine, una grande vittoria dei temi verdi, un passo avanti per passare dall’era competitiva all’era collaborativa, un elemento base dell’etica verde, e verso un sistema più giusto per l’ultimo grado di scolarità obbligatoria. L’iniziativa, che ci avevano assicurato vari rappresentanti di altri partiti, sarebbe stata una débacle, sulla quale ci saremmo schiantati miseramente, è infatti stata respinta solo da 41 voti contro 36, con tre astenuti, e soprattutto tutti sono stati concordi nell’affidare al gruppo di tecnici che ha il compito di revisionare la scuola l’indicazione del superamento dei livelli, o chiamiamoli pure, più propriamente, corsi Attitudinale e Base…ma la sostanza resta la medesima.

La scuola dice molto su quanto una società creda in se stessa e sia propositiva, quindi è un tassello imprescindibile sul quale puntare mezzi ed energie, anche con costi, come nel caso della diminuzione del numero di allievi per classe, purtroppo non sostenuta da alcuni di quei partiti che si dicono interessati alla scuola. Ricordo che dopo la seconda media, solo il 30% degli allievi delle classi più svantaggiate frequenta  i corsi A, contro il 56% delle classi medie e l’83% di quelle benestanti. E i dati che dimostrano l’iniquità di un sistema ideato con buone intenzioni ma rivelatosi fallimentare sono molteplici. Naturalmente, l’iniziativa è generica, e serviranno misure di accompagnamento e un ripensamento globale della scuola. Del resto, la scuola del 2015 non può essere la scuola di quarant’anni fa: di fronte ai mutamenti socioeconomici della nostra società, è necessario che la scuola trovi forme attuali e propositive, per non cadere vittima di sé stessa e di sistemi superati. Affidiamo volentieri all’onorevole Bertoli il compito di vegliare perché questo processo dia i suoi frutti nel più breve tempo possibile.