I livelli A e B come preparazione al liceo o alle scuole professionali?

C’è molta ipocrisia, e poco desiderio di confrontarsi apertamente, in diverse discussioni attorno alla scuola media. All’interno della Commissione scolastica nessuna iniziativa parlamentare ha prodotto in questi mesi una mole consistente di audizioni come quella dei Verdi a proposito dell’abolizione dei livelli A e B: ne sono lieta, e ascolto con attenzione i pareri contrari o favorevoli a tale misura. Sento anche affermazioni che mi fanno accapponare la pelle, come quando si proclama che esistono persone votate alle professioni pratiche, per le quali studiare e ricevere una formazione intellettuale (non pratica) sarebbe uno spreco di soldi e di energie…Non sono per nulla d’accordo: studiare, riflettere, formare la mente, abituarsi a pensare, a nutrire l’intelletto anche con informazioni e saperi che non siano immediatamente e praticamente utili è un esercizio necessario all’essere umano, a qualsiasi essere umano, al contadino come all’avvocato! Una simile visione dell’umanità è paragonabile a quella che divideva il mondo in schiavi e padroni, o equivale a dire che le persone di scienza non possiedano una vita emotiva. L’errore fondamentale è intendere la scuola come un’eterna preparazione: al livello successivo di scolarità, al posto di lavoro, all’inserimento nel mondo produttivo. Qualcuno ha detto: “la vita è quella cosa che ci accade mentre siamo impegnati a fare altri progetti”…la vita sempre un po’ più in là, purtroppo spesso immaginata come piena espansione quando si riesce a produrre esseri economici, capaci di guadagnare e di spendere.

Ma siamo seri: la vita è molto più complessa! La nostra società, estremamente sofisticata e in continua evoluzione, necessita di esseri umani con una formazione molto ampia, in grado di espandere le proprie possibilità e di far fronte a mutamenti continui nel mondo del lavoro e nella vita sociale. Chi, ormai,  svolge la stessa professione per tutto l’arco della vita? Chi ricorda ancora le nozioni di qualsiasi materia ricevute alle scuole medie dopo qualche anno? E chi non ricorda il gruppo-classe, l’ambiente che si era creato, il rapporto privilegiato con un docente e la Weltanschauung appresa negli anni della formazione?…ci sono tante domande che possiamo farci sui nostri anni di scuola, per iniziare a pensare alla scuola che desideriamo per i nostri figli. La scuola deve servire a formare, certo, ma a formare un carattere, degli ideali, la capacità di leggere il mondo. La scuola media non serve e non deve servire prioritariamente per prepararsi al mondo del lavoro. Non esistono allievi di serie A e allevi di serie B, non esistono livelli diversi di umanità, e in chi lo sostiene alberga una visione miope e unilaterale del mondo: un mondo che va cambiando, che ci richiede un’attenzione e una sensibilità che siamo in grado, volendo, di dare. Che richiede un cambiamento di mentalità, uno stare al passo con i tempi: la scuola di ieri andava bene per la società di ieri. La società di domani, già presente nell’oggi, sarà multietnica, complessa, a contatto con fenomeni ambientali e sociali non ancora del tutto prevedibili, inquietanti e, forse, con il nostro impegno, positivi per il progresso dell’umanità.