La strada

Ogni volta che capita un incidente della circolazione, si torna a parlare di sicurezza stradale: un’utopia (leggete il bel libro di Cormac McCarthy con questo titolo che narra di un viaggio su strade pericolose), perché la strada è pericolosa per definizione. Un tempo vi si trovavano i predoni; altrove i bisonti… ora le autovetture, mezzi di trasporto e potenziali strumenti di morte.

Il trasporto privato è un concetto recente che ha probabilmente reso peggiore le nostre vite, illudendoci che fosse prima un lusso e poi una necessità spostarci rapidamente e da soli. Fino a pochi anni fa le piazze servivano per incontrarsi, ora per posteggiare i nostri mezzi. Avete visto Baaría, il film di Tornatore? La piazza di fronte alla chiesa in cui negli anni 50 gli uomini giocavano a carte, le donne parlavano sedute su sedie di paglia e i bambini giocavano a biglie, diventa in tre decenni un anonimo posteggio e una pericolosa piazza di giro.

Andando a piedi, si potrebbe vivere la realtà circostante invece di cancellarla in una schizofrenica ricerca di un luogo diverso, sempre più lontano, sempre più irraggiungibile (esistono ancora luoghi isolati?). Ci muoviamo in fretta, conosciamo le strade di luoghi lontanissimi geograficamente, ma non il viottolo dietro casa. E, a volte, veniamo travolti da qualcuno che come noi si muove insensatamente, correndo verso qualcosa di inessenziale, scegliendo di lavorare lontano dal luogo in cui si abita e trasformando in deserto tutto ciò che sta in mezzo: ci muoviamo tra non-luoghi, incespichiamo in non-sensi. Moriamo inutilmente per un po’ di fretta, lasciando altre vittime sulla strada: i nostri familiari, e chi ci ha travolto e non potrà dimenticare, vivendo con un senso di colpa di nessuna utilità.

Ecologia significa: “parlare di quello che per noi è casa, e la strada oggigiorno è uno di quei luoghi che rappresenta un luogo altro e diverso da “casa”. La proposta dei Verdi è che una città slow, scelga di privilegiare chi si muove lentamente, e aiuti chi ancora è vittima della velocità, trasformando la nostra città in una casa in cui muoversi con sicurezza e piacere, non con fretta e ansia di arrivare. Noi suggeriamo di prendendo posizione con coraggio nei confronti della schiavitù della velocità. Per farlo un progetto potrebbe essere quello di introdurre ovunque, sulle strade comunali il limite di trenta all’ora, e di limitare la velocità nel modo più appropriato sulle strade cantonali. Non per punire chi si muove, ma per permettere a tutti, pedoni e automobilisti di vivere con quella dignità che la lentezza permette. Per rendere in qualche modo pedoni anche chi si sposta in auto. E per ricordare alle persone che appena possibile è molto più divertente lasciare l’auto in garage e spostarsi a piedi, dimenticando le palestre per fare movimento e parlando con chi incontriamo. Così viviamo a Mendrisio, o almeno così potremmo vivere. Cari cittadini, fatemi sapere cosa ne pensate, assieme possiamo fare molto.