Gli spogliarellisti della politica

Ci sono forme di violenza sottile. Durante l’ultima sessione di Gran Consiglio, si è votata un’iniziativa parlamentare che pretendeva di passare come una misura di “trasparenza”: ovvero, i parlamentari avrebbero dovuto, se fosse stata votata dalla maggioranza, essere obbligati a dichiarare i loro redditi. Ora, mia nonna, di origini contadine, mi insegnava che si parla il meno possibile di soldi, argomento intimo per chi ne possiede tanti come per chi ne ha pochi da contare. E soprattutto, aggiungo io, per chi non ne fa la base della propria esistenza. Molti, tra noi Verdi, sono liberi professionisti o stipendiati che potrebbero, volendolo, guadagnare di più, ma che hanno scelto la ricchezza impagabile del tempo liberato, della vita semplice e della ribellione alle regole del consumismo sfrenato. Per parecchi di noi, dichiarare quanto poco guadagnano e quanto bene stanno con quel poco significherebbe forse un atto di immodestia, se non di aperta ribellione ai precetti del capitalismo.

Soprattutto, però, significherebbe ledere la sfera privata, l’equivalente di uno spogliarello in pubblico: anche se non si ha niente da nascondere,  non è chiaramente un comportamento socialmente accettabile lo spogliarsi davanti a tutti! Ad una delle prossime tornate parlamentari, ci si proporrà di presentare la cartella clinica per vedere le nostre eventuali malattie, o verremo pregati di mostrare il torace per giudicare la nostra robustezza? Spero di no, e non tanto perché non sarei in grado di farlo, ma perché, da cittadina, desidero dei politici che propongano delle idee e che si occupino della questioni pubbliche con onestà e dignità, e non degli spogliarellisti della politica, pronti a suscitare ondate emotive e ad esercitare forme sottili di violenza.