Intervento sul Rapporto “Evitiamo l’estinzione delle api”

Le api stanno scomparendo misteriosamente in tutto il pianeta. Non solo muoiono, ma spesso abbandonano di colpo le arnie e scompaiono. Noto col nome di Sindrome dello spopolamento degli alveari, il fenomeno sta avendo proporzioni devastanti con danni incalcolabili all’agricoltura. I primi sintomi sono stati riscontrati in Nord America nel 2006 e nel frattempo il fenomeno si è sparso in Europa e Asia. In Cina, appositi operai spolverano le piante, svolgendo così il lavoro che un tempo era delle api, in modo da consentire l’impollinazione…

Si fanno molte supposizioni sulle cause che vanno dalla malnutrizione, ai cambiamenti climatici, passando da vari patogeni, acariosi, pesticidi,  radiazioni da telefoni cellulari o altri dispositivi creati dall’uomo, l’industrializzazione dell’apicoltura che ha impoverito la varietà genetica delle api, e colture geneticamente modificate come il mais transgenico.

L’ apicoltore statunitense Kim Flottum ha elencato ben sette cause principali che, accumulandosi creano una situazione di stress per le api che riduce la loro aspettativa di vita del 10-15% (le api vivono mediamente d’estate per circa 45 giorni). In tal modo si è totalmente modificato il complesso tessuto sociale dell’alveare e così col tempo vengono a mancare le api che lavorano.

Va però precisato che in passato ci sono stati fenomeni del genere, ma mai di queste proporzioni. Si calcola che ogni anno a partire dal 2006 si sono perse all’incirca il 30% delle colonie sull’anno precedente e pertanto non si può certo tollerare che tale situazione possa continuare ancora per molto. Se fosse vera la frase attribuita ad Albert Einstein: “Se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”, abbiamo di che preoccuparci.

Le api condividono le sorti di migliaia di altre specie che l’uomo sta portando all’estinzione (spesso nell’indifferenza). In particolare gran parte delle popolazioni di anfibi a livello mondiale stanno collassando nell’incuranza dei più.

Idem per molti mammiferi, dalla lince pardina in Spagna alle grandi scimmie nel mondo.
I pipistrelli, così importanti ed efficaci antizanzara.
Nei mari tonni e altri pesci predatori, con conseguente proliferazione delle meduse. Se vogliamo salvare le api, occorre una maggiore coerenza, vale a dire una maggiore protezione della natura, dell’ agricoltura bio; meno strade e cemento,…

Con l’acquisto di miele indigeno sosteniamo l’apicoltura nel nostro paese, ma non solo: infatti l’ape riveste un ruolo di primaria importanza per l’impollinazione delle piante da frutta, delle foraggere e non da ultimo della flora spontanea, fornendo un importante contributo ecologico all’ambiente che non può essere fornito con l’acquisto di miele di provenienza estera.

La maggior parte dei 600 apicoltori ticinesi produce il miele che le api raccolgono nel raggio di 2-3 chilometri attorno agli apiari e ottengono cosi fino a due varietà di miele. Alcuni apicoltori più organizzati trasportano gli alveari in transumanza seguendo le fioriture fino alle più alte vallate alpine e possono così ottenere mieli diversi e specifici.

Lasciatemi qui ricordare che Pro Natura ha eletto l’ape longicorne animale dell’anno 2010. Questo villoso «trasportatore di polline» fa parte delle circa 580 specie di api selvatiche presenti in Svizzera .La scelta dell’animale dell’anno 2010 richiama l’attenzione sui milioni di insetti «invisibili» che conservano la nostra base vitale: la biodiversità.

Se queste operose ronzatrici dovessero sparire, la varietà delle piante ne risulterebbe gravemente impoverita e con essa la base alimentare per l’uomo e gli animali.

Le api selvatiche necessitano di biotopi adeguati per la ricerca del cibo e la riproduzione: questi insetti vivono in prati e pascoli secchi, maggesi, cave di ghiaia e frutteti. Di particolare importanza per la sopravvivenza delle api selvatiche in Svizzera sono i biotopi a vegetazione rada. Infatti, circa metà delle specie costruisce i propri nidi nel suolo. Questi biotopi rischiano però di sparire nel nostro paesaggio addomesticato ed edificato. La protezione delle api selvatiche consiste quindi in primo luogo nella protezione dei biotopi, ma anche nella protezione paesaggistica.

La biodiversità è la varietà della vita in tutte le sue forme: la varietà delle specie animali e vegetali, la diversità dei biotopi ed ecosistemi e la diversità genetica. Con la protezione delle specie e degli ecosistemi e la tutela della ricchezza genetica proteggiamo le nostre stesse basi vitali.

Preoccuparci per le api significa anche frenare l’urbanizzazione, ridurre i pesticidi ( quindi puntare maggiormente sull’agricoltura bio), non ampliare la rete stradale (pensiamo solo che saranno migliaia in Svizzera le api spiattellate sui tergicristalli!), etc.

Invitiamo quindi questo parlamento a dimostrare altrettanta sensibilità non solo verso le api ma verso la natura, il paesaggio e l’agricoltura bio. In passato non è sempre stato così, ma speriamo in una maggiore attenzione nel presente e nel futuro. Fatte queste precisazioni, portiamo l’adesione dei Verdi al rapporto.