Salviamo il Ticino

Gli uomini, più sono intelligenti e charmant e più ci danno problemi…Non ci credo, a quello che scrive Michele Fazioli sulla sua rubrica del lunedì sul Corriere del Ticino, e cioè che non capisce come si faccia ad essere contrari ad un raddoppio del tunnel del San Gottardo. Per prima cosa lo può chiedere alla maggioranza degli Svizzeri e dei Ticinesi, che da sempre sono contrari al raddoppio (come hanno confermato a più riprese le urne). Le motivazioni poi, sono sagge e razionali, ripetute dall’Iniziativa delle Alpi e da numerose personalità politiche e non: non starò a ripeterle. Ma trovo moralmente scorretto utilizzare la propria influenza per propugnare la lobby del cemento e della mobilità su strada che sta soffocando il Ticino tutto.

Nuove strade corrispondono sempre a nuovo traffico, e il problema della sicurezza tirato in ballo è un mito da valutare con attenzione: la strada è pericolosa sempre, e molto più pericolosa a causa dei troppi camion che circolano sulle nostre autostrade. Non servono nuove corsie (inoltre, senza aumentare la capacità di transito, le code resterebbero le stesse: dettaglio scomodo da affrontare…), bensì un’autentica e convinta politica di trasferimento del traffico su ferrovia, perché la strada sia più sicura dentro e fuori dalle gallerie. Il Seelisberg, citato da Fazioli, tunnel a ben quattro corsie, è stato teatro di un pauroso incidente poco tempo fa. Le cifre parlano chiaro, e sono contro un raddoppio miliardario. Le argomentazioni trite dei promotori del raddoppio fanno pensare al famoso stolto che guarda il dito quando gli si indica la luna: il nostro problema non è la mancanza di strade, ma più drammaticamente una mobilità insostenibile che ci sta soffocando in una morsa che causa costi altissimi in termini di salute pubblica e di qualità della vita. Il Ticino, stimato Fazioli, non ha bisogno di un raddoppio: siamo in tanti a pensarla così (il falò di sabato 10 agosto a Melano è stata una grande, riuscita e significativa festa!), e non racconti la favola che non riesce a capire le motivazioni delle persone che vogliono il bene della nostra terra, e non un’utopica scorrevolezza stradale che ritroviamo solo nei miti americani di un secolo fa. Una maggiore sicurezza la otterremo con una diminuzione del traffico, con il telelavoro, con delle vacanze intelligenti e locali, con una mobilità sostenibile, con la creatività di chi non si arrende a soffocare e a morire nelle polveri sottili.