Ripensare la scuola media

Negli scorsi giorni a nome dei Verdi ho presentato un’iniziativa generica che chiede di abolire i livelli A e B nella scuola media. Questa proposta si inserisce in una visione ad ampio respiro della scuola, che nei quattro anni di medie costituisce l’ultima possibilità per molti ragazzi di ricevere un’istruzione scolastica, di stare in una classe insieme ad altri compagni. Anni preziosi per una preziosa gioventù: il nostro futuro. Senza essere catastrofisti, se posso riconoscere qualcosa di positivo alle sciagure climatiche e ambientali è il fatto di renderci attenti che siamo tutti collegati, che se succede qualcosa dall’altra parte del mondo, noi c’entriamo: non possiamo chiamarci fuori, dire che non ci importa. Ogni nostra scelta comporta delle conseguenze: l’avanzamento dei deserti, lo scioglimento dei ghiacciai, le catastrofi nucleari…tutto ci concerne. Internet ha cambiato il modo di approcciare il mondo, e da un’istruzione gerarchica e di tipo stimolo-risposta stiamo passando a un’era dove l’educazione deve diventare laterale, ovvero prendere coscienza che l’essere umano è altamente sociale ed empatico, e che l’umanità deve riconoscere la propria appartenenza al sistema terrestre, alla biosfera: di fronte ai grandi mutamenti che ci attendono, o ci uniamo e collaboriamo verso un bene comune, oppure scompariremo.

L’istruzione distribuita e collaborativa parte dall’idea che si ha una maggiore probabilità di ottenere il risultato desiderato se le persone ragionano insieme, mettendo in comune le esperienze personali, rispetto al caso in cui ciascuna ragiona separatamente dagli altri. Diamo per scontato che la modalità in cui viene impartito il sapere sia l’unica possibile per la trasmissione della conoscenza. Ma il mondo è cambiato: Adam Smith è superato, l’economia deve affrontare nuove sfide, un nuovo modo di affrontare il mondo (riflettiamo: i ragazzi immagazzinano più nozioni a scuola o attraverso i social network?). Soprattutto, il mondo sta cambiando: servono ragazze e ragazzi in grado di prendersi a cuore il destino della Terra, ragazze vicine alla natura e ragazzi che sappiano usare le mani non meno della testa. Ragazze e ragazzi pronti ad affrontare un mondo diverso da quello che abbiamo conosciuto noi, tanto affascinante quanto inquietante. Dividere i giovani in livelli A e livelli B è obsoleto, indice della nostra difficoltà a cambiare: bisogna pensare il cambiamento, essere pragmatici, concreti, e sentirsi coinvolti. Volenti o nolenti, lo siamo tutti.