Intervento Modifica della Legge concernente l’aggiornamento dei docenti del 19 giugno 1990

imagesOggi, lunedì 26 gennaio ho pronunciato il seguente discorso in Gran Consiglio. Come al solito, ecco i link ai documenti governativi. Modifica della Legge concernente l’aggiornamento dei docenti del 19 giugno 1990: Messaggio del 12 marzo 2014 n. 6919Rapporto del 1° dicembre 2014 n. 6919R, relatore: Franco Celio

Io e i Verdi abbiamo molto cari due principi: quello di libertà e quello che accompagna, o che dovrebbe sempre accompagnare, la libertà, ovvero la responsabilità personale. Due termini che mal si accordano con progetti vincolanti e decisi al di fuori, sopra le teste dei singoli. Chi ha una testa non ha bisogno di un capo… e un docente libero non ha bisogno di un programma di formazione calato dall’alto. Per questo, inizialmente l’idea di questa modifica sull’aggiornamento dei docenti non ci ha trovati entusiasti. Ma l’esperienza scolastica e la saggezza del relatore Franco Celio ci hanno convinti del fatto che queste modifiche vanno a favore e non contro la libertà dei docenti.

Chiediamoci dunque: cosa fa di una persona un buon insegnante? Un docente ha sicuramente bisogno di teoria e di conoscenze disciplinari. Nell’universo in espansione dello scibile le cose che si ignorano delle proprie discipline dopo un percorso universitario pur eccellente sono moltissime. Aggiornamento significa banalmente ampliare, anno dopo anno, le proprie letture. Ma significa, naturalmente, anche una seconda cosa. Benché ai profani ciò sfugga, non sono solo le conoscenze scientifiche a essere superate: anche nel campo delle discipline storiche ed ermeneutiche le conoscenze (meglio, le interpretazioni) invecchiano. Dunque l’insegnante deve conoscere almeno un po’ i nuovi orientamenti della ricerca, che si tratti di letteratura, di storia o di lingua.

Ha inoltre bisogno di buona teoria e di buone conoscenze disciplinari…l’insegnante deve avere conoscenze anche specialistiche, mai però iperspecialistiche: servono orientamenti generali, ampi quadri teorici e critici, una costante attenzione alla spendibilità didattica delle conoscenze ed una grande attenzione all’immaginario giovanile. Serve una sinergia tra università e scuola, per la costruzione di modelli e pratiche che colmino la lacuna tra raffinatissimo sapere specialistico e piccolo cabotaggio didattico.

Un buon docente ha bisogno di un modello di didattica sano. Bisogna uscire da uno dei più grandi equivoci del nostro tempo: la didattica ricorre anche a tecniche, ma non è téchne bensì prâxis, ragione politica.

Un buon docente ha inoltre bisogno di respiro, di tempo, di informalità, di sano confronto intersoggettivo. Un sistema di aggiornamento degno di un’istituzione culturale ed educativa come la scuola dovrebbe essere in grado di creare le condizioni favorevoli all’esplicazione della passione per la cultura, per lo studio, per la ricerca, per la sperimentazione, in primo luogo individuali, perché questo fa di un insegnante un bravo insegnante. Ma se un insegnante è bravo davvero, si preoccupa non solo di ciò che il suo sapere fa di lui, ma anche di ciò che egli può, col suo sapere, fare con gli altri e per gli altri: ed ecco l’attenzione pedagogica agli allievi, la disponibilità al confronto con i colleghi, la messa in comune di esperienze, anche il desiderio di sperimentare.

Con questi auspici, ho firmato il rapporto di Franco Celio e vi invito a votare questa modifica di legge.

Claudia Crivelli Barella, 26 gennaio 2015