Intervento in Gran consiglio sul congedo maternità

La discussione verte sulla Iniziativa parlamentare 14 dicembre 2017 presentata nella forma generica da Raoul Ghisletta e cofirmatari “Per un congedo maternità cantonale” Trovate qui il  Rapporto di maggioranza del 19 novembre 2020, relatore: Giorgio Galusero e il Rapporto di minoranza del 19 novembre 2020, relatrice: Nadia Ghisolfi Il mio intervento in aula (16 dicembre 2020):

Ho firmato il rapporto di minoranza perché ritengo, con l’ottica della psicoterapeuta, che sostenere il più a lungo possibile le madri abbia un forte influsso, sul lungo periodo, sul benessere della società tutta, contribuendo a formare individui più forti e resilienti, e che questo superi di gran lunga i presunti effetti di corto periodo in termini di disagio per il mondo economico. Non ho certo firmato per i fattori pure citati nel rapporto, di favorire l’incremento delle nascite, dai quali mi dissocio, perché in questo nostro mondo sovrappopolato, richiamare ad un aumento delle nascite è a mio parere miope e indice di una mentalità troppo ristretta al nostro piccolo territorio. Le persone viaggiano: bambini e giovani di ogni Nazione arriveranno a contribuire al benessere del Ticino!

Ma vorrei spendere due parole sul futuro, ovvero sul congedo parentale. In Ticino rimane il pregiudizio che un bambino abbia bisogno della madre e molto meno del padre, soprattutto appena nato. Eppure le ricerche mostrano che più i padri sono coinvolti nell’educazione dei figli, più si sviluppa il loro comportamento di accudimento. Dunque, a differenza delle madri, dove gli ormoni della gravidanza aiutano ad adattare il corpo, e quindi il cervello, alle nuove necessità, la plasticità cerebrale nei partner maschi dipende dall’esperienza. Nei paesi nordici infatti, come nell’esempio della Finlandia, l’attitudine paterna viene stimolata a livello culturale e individuale proprio da un congedo parentale lungo, flessibile e pagato dallo Stato.

Il pregiudizio del maschio orientato alla carriera e della donna orientata a cure familiari è frutto della cultura e allo stesso tempo rinforza se stesso. Fino a poco tempo fa era abitudine lasciar fare alle donne il lavoro di genitore dalla nascita dei figli fino ai primi anni di vita e al padre rimaneva il ruolo di educatore dall’età della scuola primaria in poi. La ragione di questo distacco iniziale può essere trovata nel fatto che la donna, ospitando lei stessa il bambino durante i nove mesi della gravidanza, si abitua alla presenza del figlio gradualmente, mentre l’uomo ne percepisce la reale portata al momento della nascita. Pian piano però le cose stanno cambiando, con la costruzione di un nuovo modello di genitore che non è stato tramandato dalle generazioni precedenti.

La parità dei sessi passa attraverso molte strade, tutte da percorrere per poter assicurare alle donne uguaglianza e ai padri la possibilità di svolgere il loro ruolo in libertà.