Intervento in Parlamento sul tema del suicidio assistito

Claudia Gran ConsiglioIn occasione del dibattito riguardo l’ Iniziativa parlamentare 24 novembre 2014 presentata nella forma generica da Michela Delcò Petralli e cofirmatari per il diritto all’accompagnamento al suicidio assistito, ecco il mio intervento in aula. Il voto è atteso per oggi pomeriggio.

Il nostro gruppo è diviso a metà, come è normale che sia la nostra coscienza affrontando un tema tanto delicato. Io, come cofirmataria della mozione in esame, parlo dunque a favore di metà del mio gruppo, con dalla mia la direzione e il comitato dei Verdi. Parlo da credente: credo in Dio, nella libertà e nel libero arbitrio. Non si può smettere di essere credenti mentre si svolge il compito di deputati…la nostra filosofia di base, inevitabilmente, e direi anche giustamente, dirige e deve dirigere le nostre scelte e i nostri pensieri. Affrontiamo oggi un tema doloroso, che tutti noi preferiremmo, io credo, evitare. Nel leggere il rapporto commissionale, mi è tornata alla mente una società profondamente religiosa: quella della Sardegna, dove fino al secolo scorso era presente la figura dell’Accabadora: una donna, chiamata dai parenti del morente, che agevolava il passaggio verso l’aldilà con l’uso di erbe e attraverso il soffocamento con un cuscino. Era, il suo, un atto pietoso e dal grande significato umano…

Oggi non si opera più in questo modo, ma diverse sentenze della corte europea dei diritti dell’uomo riconoscono per chi voglia farne ricorso il diritto alla dolce morte. Sono ad ogni modo molto poche le persone che ne fanno richiesta ma l’umanità, non disgiunta dal rispetto delle convinzioni religiose di ognuno e della libertà, impone di permetter questa scelta.

Chi si esprime in modo contrario non si è forse mai trovato, per sua fortuna, ad accompagnare un anziano parente o un amico nella sua ultima fase di vita. Se anche arrivassimo a legiferare per aiutare un solo caso, sono convinta che varrebbe la pena intervenire positivamente, con umanità.

La Commissione di medicina etica nazionale ha invitato a legiferare i cantoni, anche per evitare eventuali abusi: la commissione speciale sanitaria ha mancato di cogliere questa necessità: una mancanza di umanità!

Immaginatevi ora il viaggio di un’anziana donna sofferente costretta a lasciare il suo letto, la sua camera, il personale che l’ha avuta in cura per andare a morire in una stanza d’albergo: immaginate le sensazioni che è costretta a vivere. E pensate anche ai sentimenti del personale curante quando un paziente arriva, per disperazione, a gettarsi dal balcone… Pensate a questo quando vi accingete a votare.

Per quanto penoso questo pensiero, vorrei concludere con le parole pronunciate dall’Accabadora nel romanzo omonimo di Michela Murgia: “Non dire mai: di quest’acqua io non ne bevo”.

Claudia Crivelli Barella