Decrescita, fascismo e suicidio politico. Intervista a Claudia Crivelli Barella

imagesIl portale ticinolibero.ch mi ha intervistata a seguito della mia presa di posizione sull’Iniziativa ECOPOP. La riporto qua sotto, invitandovi ad andare a dare un’occhiata all’interessante portale di informazioni politiche ticinolibero.

DECRESCITA, FASCISMO E SUICIDIO POLITICO. CLAUDIA CRIVELLI BARELLA E IL CORAGGIOSO SOSTEGNO A  ECOPOP

A tutto campo con la granconsigliera verde Claudia Barella Crivelli, fra i pochissimi esponenti politici con il coraggio di sostenere l’iniziativa Ecopop.

MENDRISIO – Ha fatto mormorare l’articolo a firma Claudia Crivelli Barella apparso negli scorsi giorni anche sul nostro portale. La deputata verde sostiene l’iniziativa Ecopop, che alcuni definiscono addirittura “ecofascista”. E allora abbiamo voluto capire meglio la sua posizione, che parte dalle teorie decrescitiste e individua in questa proposta una possibile via per iniziare a ragionare sull’enorme problema demografico e dello sfruttamento delle risorse.

Claudia Crivelli Barella, recentemente lei si è distanziata dalla posizione ufficiale dei Verdi in merito all’iniziativa Ecopop, in votazione a fine novembre. Ci può spiegare il suo sostegno a questa iniziativa, che molti definiscono come “estremista”?
«Ero anch’io partita con l’idea che fosse un’iniziativa estrema. Sono andata ad una serata che abbiamo organizzato come Verdi del Ticino con uno degli iniziativisti, ed ero andata con l’idea di essere contraria. E invece parlando con questo iniziativista mi ha fatto vedere le cose da un altro punto di vista».

Ce lo spieghi.
«L’altro punto di vista è quello dell’ecologia profonda, la cosiddetta “deep ecology”. Sono dei testi che leggo da anni, in sostanza si tratta di un modo di vedere la Terra come un organismo composto da tanti esseri viventi, non soltanto dall’uomo. Certo che politicamente è difficile fare questo discorso, perché i licheni non votano, votano soltanto le persone. Però è vero che le persone sono come un cancro per la Terra: ci crediamo gli unici a popolare il pianeta, ma non lo siamo. E a lungo termine anche noi risentiamo del fatto di essere in troppi, di consumare troppo, di essere troppo invasivi».

Lei affronta l’enorme problema della demografia e dello sfruttamento delle risorse. Ma questa iniziativa tenta di risolvere il problema di fatto chiudendo le porte agli stranieri.
«Proprio per questo inizialmente ero contraria. A me piace essere ospitale, aprire le porte di casa, non sono di certo la persona che non vuole gli stranieri. Oltretutto gli stranieri ci servono – se vogliamo fare un discorso utilitaristico – considerato che la nostra popolazione invecchia. Però… da qualche parte occorre pur iniziare. Se la mia casa può ospitare dieci persone ma ne invito venti, alla fine staremo tutti male, nessuno ne trarrà giovamento. Proprio per questo non la vedo come un’iniziativa contro gli stranieri, anche perché gli stranieri che verrebbero toccati sarebbero la “fascia alta” – non i rifugiati che arrivano da situazioni difficili – in pratica coloro che vengono dai paesi a noi vicini».

Questo però significa che si potrebbe mettere in difficoltà l’economia, che ha bisogno di reclutare alcune figure professionali. Inoltre già con l’iniziativa contro l’immigrazione di massa si vogliono porre dei limiti, qui se ne vogliono mettere ulteriormente, e l’economia potrebbe veramente trovarsi in difficoltà.
«Penso che l’economia abbia bisogno in un certo senso di essere messa in difficoltà. L’economia non può essere in una continua crescita, se continuiamo così non ci salviamo più. Occorre guardare sul lungo periodo, non da qui a qualche anno. Purtroppo la politica ha l’abitudine di guardare al breve termine, ai tempi elettorali. Io invece sto guardando molto lontano, e credo proprio che l’economia debba cambiare totalmente, ci deve essere uno stravolgimento copernicano».

Stiamo parlando della “decrescita”?
«È una brutta parola, perché in pochi la conoscono. Ma sì, parliamo di decrescita».

I Verdi in Ticino hanno appoggiato l’iniziativa contro l’immigrazione di massa, soprattutto pensando al tema frontalieri. Nell’iniziativa Ecopop si parla di limitazione degli stranieri, ma non dei frontalieri. Limitando fortemente l’afflusso di stranieri, non teme che lo sfogo “naturale” per l’economia sia quello di far arrivare più frontalieri? Nelle regioni di confine non pensa che il numero di frontalieri potrebbe esplodere?
«Non penso proprio. Perché se si fissano dei paletti, si fissano dei numeri, poi bisognerà stare in questi numeri. Certo che la situazione andrà monitorata, ma non vedo questo pericolo. Ma il punto non è questo».

Ci dica… .
«Il punto è che siamo in troppi, e dobbiamo limitarci nella nostra crescita. Questo non è l’unico modo, ad esempio si potrebbe limitare la crescita se ognuno di noi riducesse i suoi consumi. Prima facevo l’esempio, se in casa mia non ci stanno venti persone ma solo dieci, magari possiamo arrivare a quindici se tutti ci limitiamo. Quindi questo non è l’unico modo, però è qualcosa che va nella giusta direzione».

Questa iniziativa è stata definita “ecofascista”. Non la spaventa essere definita fascista?
«Molto. Ci vuole un certo coraggio a sostenere questa iniziativa. Diversi verdi nel segreto dell’urna la sosterranno, ma non usciranno pubblicamente perché non hanno voglia di sentirsi dare dei razzisti quando non lo siamo in modo più assoluto. È vero che tutte le politiche di limitazione della popolazione spesso non hanno dato buoni risultati».

E invece Ecopop potrebbe dare dei buoni risultati?
«Io vedo la parte di ecologia del profondo, la consapevolezza che non possiamo continuare a crescere, di rendersi conto che siamo in troppi, che dobbiamo limitarci. Certo che dover dire di limitare delle persone sembra qualcosa che fa venir la pelle d’oca, questo è vero. Può essere pericolosa. Però fra gli iniziativisti e nelle loro motivazioni di fondo non c’è traccia in alcun modo di una xenofobia. Che poi possa essere cavalcata da qualcuno che parte da queste motivazioni può essere. Fra l’altro dopo aver scritto questo articolo in cui spiegavo la mia posizione di sostegno all’iniziativa, ho ricevuto delle lettere da alcune persone che mi dicevano che avevo fatto bene perché sennò finiremo per essere governati dagli stranieri. Ecco, non è questo il mio pensiero. In questo senso dicevo che è pericolosa da sostenere. Politicamente è un suicidio, perché i licheni non votano. Ma pazienza, faccio quello che reputo giusto».

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