Risparmi nella Grande Mendrisio: sì, ma non ad ogni costo

Il Municipio di Mendrisio si è rinchiuso in clausura e sono stati annunciati tagli e misure per rientrare nelle cifre positive. Ci complimentiamo con la municipalità, e siamo lieti di vedere come si inizi a ragionare in termini di decrescita: dall’idea di una statua commemorativa in ogni quartiere per celebrare la nascita della Grande Mendrisio, siamo arrivati a parlare di contenimento delle spese, di restringimento degli aiuti, di un po’ di modestia, allineandoci con la crisi che dilaga tutto attorno a noi. Ci fa piacere vedere come parecchi dei suggerimenti dei Verdi siano stati accolti positivamente: l’acquisto del parco di Villa Argentina per progettare un polmone verde all’interno della città; la creazione di uno spazio libero con l’abbattimento del vecchio edificio Jelmoli, senza la costruzione di una grande torre in Piazza del Ponte, il cuore pulsante del borgo; e altro ancora.

E vicino a quel cuore che batte a fatica, vediamo l’edificio Filanda come la possibilità concreta di una rivitalizzazione del centro cittadino attraverso un centro culturale: risparmiare si deve, ma anche investire nella collettività, in opere che siano per tutti e pensate per il presente e soprattutto per il futuro. Il centro cittadino pare invaso soltanto dai giovani e dagli sprayers (un popolo che non vorremmo fosse semplicemente demonizzato), che a nostro modo di vedere stanno lanciandoci continuamente dei messaggi, solo a volerli ascoltare: non è di repressione che abbisogniamo, ma piuttosto di vita, di incontro tra le generazioni. Un centro culturale alla Filanda, ben pensato, è ciò di cui necessitiamo per infondere linfa vitale ad una città che sta morendo di consunzione perché cresciuta troppo in fretta.