L’economia deve girare, e la Terra pure…

Il Direttore della Camera di Commercio Luca Albertoni se la prende con me in un articolo dell’ultimo numero di “Ticino business” (nr 8, ottobre 2012) per il mio accostamento, in una lettera pubblica, tra i quasi vent’anni del Fox town e il Ventennio fascista, prendendo la mia posizione per un attacco. Mi spiace, perché chi mi conosce sa come abbia fatto dell’avere rapporti franchi e rispettosi con le persone uno stile di vita. Vorrei chiarire che non ho rabbia o rancore verso gli imprenditori: è giusto che siano liberi di fare ciò che fanno, ovvero intraprendere, creare occasioni di lavoro, di economia che gira, di movimenti basati su un’idea. Ma si sa che la verità fa male, e tanto più brucia quanto più coglie nel segno: forse il signor Albertoni dovrebbe riflettere su come mai il mio breve scritto gli abbia dato tanto fastidio: quando dice che si stanno delineando cambiamenti epocali per il nostro tessuto economico, e che occorre recuperare una minima capacità di dialogo che permetta di costruire il Ticino del futuro. Mi trova perfettamente consenziente: da parte mia, e delle persone a me vicine, l’ascolto e la capacità di interessarsi a visioni differenti dalla propria non è mai mancato, senza preconcetti ideologici o politici. Lo stesso non posso, purtroppo, affermarlo da parte di chi ha una visione imprenditoriale del territorio. Ma naturalmente è nella logica della vita che sia così, e che debba essere la politica a dare una direzione che possa essere utile non soltanto all’economia, ma all’insieme della società.

Perché se il fattore imprenditoriale ed economico costituisce un tassello importante in ogni società, spetta alla politica ricordare che non è il solo e l’unico, e che altre considerazioni devono scendere in campo per poter creare un ecosistema vitale e vivibile: occorre tener presenti fattori come la qualità di vita dei singoli cittadini, lavoratori o meno; la salvaguardia ambientale; la qualità dell’aria, del traffico, dei rapporti umani, di tutte le componenti che determinano una vita che sia degna di tale nome, ben diversa dal funzionamento di una ben oleata macchina economicamente performante. Gli imprenditori si occupano di un campo, e lo fanno in molti casi egregiamente, e per questo hanno la mia massima stima. Chi fa politica ha il dovere di allargare la visuale: al passato, al futuro, agli interessi di chi è meno visibile, e che non produce pil ma non per questo è da considerare meno importante per il benessere della società tutta.